qui il sito della manifestazione MI VEG
Prima di parlare di questa esperienza, faccio alcune
premesse: non sono vegana e non sono vegetariana. Potrei aggiungere
rispettivamente un “non ancora” e un “non più”, ma andrò come al solito per
gradi.
Non ho nessun tipo di patologia da curare e faccio sport con
costanza (3 gg a settimana di cardio intenso).
Ho un approccio scientifico verso quello che devo
abbracciare come stile di vita, quindi – per quanto condivida le ragioni
etico-morali in favore degli animali – sono soprattutto gli aspetti legati alla
salute personale ed all’impatto ambientale delle mie scelte a motivarmi
profondamente.
Ero quindi interessata ad un ulteriore approfondimento su
questi argomenti: non mi si è aperto un mondo nuovo.
“Non più” vegetariana perché lo sono stata per più di 5
anni, durante l’adolescenza, ma nell’ignoranza totale di quello che è
imprescindibile per una dieta bilanciata (e in famiglia non potevano aiutarmi,
condividendo la mia ignoranza, ma non la scelta), sono andata incontro a
diverse carenze e la mia dismenorrea congenita non ha certamente reso le cose
più semplici.
“Non ancora” vegana perché se anche è vero che mi basterebbe
fare un piccolo passo per esserlo a tutti gli effetti, ho bisogno di dati e
degli strumenti per non ripetere errori giovanili che rischierebbero di
compromettere seriamente la mia salute.
Ora, cercando di fare luce tra mille pareri e scuole di
pensiero, credo non sia una scelta da fare alla leggera: scegliere
un’alimentazione estrema in certa misura come quella vegana, se pure per me
allettante, non è ovviamente supportata dalla grande industria e meno ancora
dalle case farmaceutiche (che probabilmente chiuderebbero i battenti se tutti
mangiassero in maniera sana), di conseguenza gli studi sono ancora
relativamente pochi e credo sia assolutamente plausibile porsi delle domande.
Se devo chiedere un parere scientifico, lo ricevo da chi già
vegano lo è, ma anche qui le posizioni non sono tutte uguali, se non unite
nell’escludere qualsiasi cibo di origine animale.
A parer loro, non c’è nulla di più naturale e completo per
il nostro corpo: il mondo vegetale ci offre tutto ciò di cui abbiamo bisogno e,
a fronte di una dieta realmente bilanciata, carenze non ce ne sono, a dispetto
di ciò che ci ripetono come un mantra (carenza di proteine, calcio, B12…), e la
ragione è semplicemente perché ci siamo evoluti sulla base di questa
alimentazione. Il discorso non fa una piega. D’altra parte, analisi mediche
alla mano, non si può contestarli.
Tra le varie letture del mio archivio personale, non è
mancata la nutrigenomica e devo essere sincera: non mi sono sembrate tutte
delle cavolate assurde, soprattutto nei punti in comune con la scelta vegana.
Eppure tra questi ricercatori e dottori mi pare sia comunque sempre in voga il
“di tutto un po’”, sebbene privilegino ovviamente frutta e verdura.
Il dubbio che siano foraggiati anche loro dalle grandi
aziende è forte, soprattutto se ragionandoci sopra, è chiaro che ti forniscono
i dati a sostegno della dieta vegana, ma uova, pesce e latticini non vengono
alla fine esclusi, ne davvero demonizzati. Perché?
La domanda che mi pongo allora è: posso abbracciare
serenamente una dieta che ha tutto ciò che su carta mi convince della propria
salubrità e liquidare come fanno i veri vegani che dietro a tutte le
raccomandazioni degli onnivori ci sono interessi che con la nostra salute non
c’entrano? Che le informazioni sono distorte, così come è stata distorta la
nostra natura di vegani?
Io mangio raramente carne e pesce, i cereali sono pochi e
solo integrali, l’unico latticino fisso ancora presente nella mia alimentazione
è la mozzarella sulla pizza (eh, ognuno ha le sue debolezze e mi dispiace, ma
il tofu non da lo stesso risultato).
La mia dieta è costituita già quasi totalmente da frutta e
verdura, ma SO che non raggiungo le calorie necessarie al mio fabbisogno
giornaliero, perché sono abituata a mangiare porzioni relativamente piccole.
Prendo come riferimento la dieta fruttariana, perché è il tema
del libro “La Dieta di EVA” di Aida Vittoria Eltanin, intervenuta con
un’interessantissima conferenza al convegno.
Nella situazione attuale faccio fatica ad immaginarmi nel
mangiare una tale quantità di frutta e verdura nell’arco della giornata.
Parliamo di SERIE quantità di frutta, nell’ordine di ½ anguria, 5/6 banane,
meloni interi, mele, fichi, datteri, uva e via di questo tenore. In un giorno,
tutti i giorni. In aggiunta a verdura e taaaaanta insalata.
Credo di rientrare assolutamente nella media, in termini di
ore lavorate/fuori casa, e tenendo presente che mangio abbastanza lentamente,
se devo essere certa di non avere carenze e raggiungere le 1900/2000 kcal
giornaliere, dovrei vivere direttamente dall’ortolano e non fare altro che
mangiare tutto il giorno, proprio come i cari primati che piace tanto ai vegani
prendere come esempio.
Quindi tutto bello, tutto condivisibile, ma in termini
pratici non mi sembra apparentemente così semplice (attenzione: deve essere
tutto preferibilmente bio e in più, anche in questa alimentazione, i grassi
devono essere pochi oltre che di origine vegetale, quindi si fa fatica a
“barare” per raggiungere la quota...).
Certo, potrei non scegliere di essere fruttariana, e
includere nella dieta tutti quegli alimenti che – per quanto piacevoli – mi
sembrano comunque un tentativo di riprodurre l’aspetto, la consistenza e il
sapore di formaggi e carne (parlo di tofu et similia, seitan, tampeh, muscolo
di grano, ecc..). ne abbiamo bisogno o ci sono solo perché le abitudini sono
dure a morire e gli occhi sono sempre più grandi dello stomaco? Io li ho
mangiati, non li trovo male, ma non li inserirei quotidianamente nella mia
alimentazione… Se vegana devo essere, aspiro a sostenermi davvero solo con i prodotti che la natura ha previsto così come sono: elaborarli troppo mi sembra
una forzatura non distante da quella del cucinare la carne per renderla
commestibile.
Chiusa la parte che riguarda le mie perplessità circa la scelta vegana, possiamo parlare del MiVeg J
Siamo arrivati appena in tempo per la conferenza di Aida
Vittoria Eltanin intitolata “Donne Sane, Donne vegane”, il primo
incontro della giornata, dopo un percorso ai limiti dell’allucinante, grazie
ai lavori stradali in corso in zona.
Ovviamente l’incontro era incentrato sugli effetti
dell’alimentazione onnivora su noi femminucce, ma non sono mancate le argomentazioni
generali sui problemi legati all’alimentazione onnivora e alle bugie che si
celano dietro. Non ha parlato nello specifico di dieta fruttariana, limitandosi
a parlare di quella vegana in generale, ma con i suoi modi pacati e i dati alla mano, è difficile non
restare indifferenti e chiedersi: “cosa aspetto a cambiare dieta?”.
Personalmente non la conoscevo, ma mi è piaciuta molto, come persona e come
approccio all’argomento.
Nel frattempo ha cominciato ad arrivare un numero
impressionante di persone, anche considerando che lo spazio non era enorme, ma
nemmeno minimal: l’affluenza di pubblico – per quanto probabilmente formata più
da vegani che onnivori, e quindi già “di parte” – mi ha piacevolmente colpito
anche perché di pubblicità, nei giorni precedenti, in giro io non ne ho vista.
Tempo di pranzo: ci siamo deliziati con due veg-burger
gustosi e preparati dalle amorevoli mani dei volontari che hanno faticato non
poco nel gestire la massa di affamati che si è riversata ai loro banchi.
Nel pomeriggio sono rincominciati gli incontri.
Un argomento su cui forse in genere non si spendono molte
parole, ma assolutamente degno di riflessione, è stato trattato in maniera
coinvolgente dalla psicologa e psicoterapeuta Annamaria Manzoni, con la
conferenza “Vittime di ogni specie: la violenza sugli animali e la violenza sugli umani”. I parallelismi della violenza applicata a uomini e animali, dal punto di vista psicologico, attraverso la storia e le citazioni di vegani illustri.
Abbiamo proseguito con l’incontro degli attivisti di EssseAnimali e NemesiAnimale: hanno mostrato le immagini video raccolte negli stabilimenti di allevamenti intensivi di galline ovaiole, che rappresentano solo un esempio di ciò che questi animali sono costretti a subire nell’arco delle loro brevi e miserabili vite. Toccante, anche per il cuore di questi ragazzi, che è talmente grande e percepibile da farti venire voglia di abbracciarli.
In fine, almeno per quanto riguarda la nostra visita, la conferenza di Grazia Cacciola, alias ERBAVIOLA, che ho atteso
per tutto il giorno, rappresentando per me una luce nel web, sotto il profilo
umano, con la sua intelligenza e umorismo e ovviamente la sua esperienza e
cultura in fatto di “decrescita”.
Si, lo ammetto, ero emozionata per la possibilità di vederla
“live” come una bimbetta, ed è stata una delle ragioni principali per cui ho
partecipato alla giornata. Non fosse stato per un impianto audio da perderci
l’udito, mi sarebbe piaciuto sentirla parlare per ore… meno male che la posso
trovare quando voglio sul suo bellissimo blog.
Bello, bello, bello. Poco importa se io e la dolce metà siamo rimasti un po’ delusi dalla mancanza di educazione dei vari padroni di cani, in giro per il padiglione, liberi di scorrazzare e farsi coccolare impunemente da tutti si J , ma anche di urinare allegramente sugli impianti audio, durante le conferenze, senza che nessuno se ne preoccupasse. Io cani non li condanno, ma i loro accompagnatori... Eh!
Bello perché è stata l’occasione per parlare, sviscerare e confrontarsi su di un argomento che a me sta a cuore ed evidentemente mi coinvolge non poco: ha tante implicazioni che necessariamente portano a mettersi in discussione come esseri viventi su questa terra, che non è di nostra proprietà, ma a cui apparteniamo e alla necessità di smetterla di lasciarci manipolare..
Se è anche vero che una persona da sola difficilmente cambia il mondo, possiamo comunque fare nel nostro piccolo scelte consapevoli.
Evitare di chiudere gli occhi ed informarsi è il primo passo.
Quindi grazie a chi ci mette il cuore, il proprio prezioso tempo e tutte queste informazioni le fa girare.